Il mondo della scuola sta dando il suo contributo per garantire una scuola pubblica di qualità, in un contesto pandemico drammatico. In tanti hanno riconosciuto questo impegno, insistendo sul fatto che occorre invertire la tendenza al disinvestimento nel sistema pubblico d’istruzione. Le nuove generazioni potranno affrontare le sfide future solo se saranno attrezzate culturalmente sul versante della formazione. A questo assunto, non seguono, però,  azioni conseguenti.

Il  Decreto legge Sostegni bis, pubblicato nei giorni scorsi in G.U. prevede misure inadeguate e lontane dal Patto per la scuola sottoscritto dal governo con le OO.SS. il 20 maggio u.s.  Si continua nella volontà di proclamare, a parole, l’importanza di investire nel sistema pubblico d’istruzione, mentre, nei fatti, si frappongono  continui ostacoli per affrontare in maniera strutturale i problemi esistenti.

Ad esempio in provincia di Teramo ci sono scuole che non hanno avuto il tempo scuola richiesto, ci sono classi sovraffollate, ci sono spazi angusti, ci sono oltre 1000 precari, c’è un dimensionamento con numeri da rivedere.

Nel Decreto legge non si affrontano questi problemi basilari ma si scrive chiaramente che i provvedimenti  previsti  non devono comportare oneri aggiuntivi per lo Stato: quali l’adattamento del calendario scolastico d’intesa con Conferenza Stato-Regioni; il calendario delle immissioni in ruolo, la modalità delle assegnazioni provvisorie/utilizzazioni e delle nomine a tempo determinato; le attività di rafforzamento degli apprendimenti dal 1 settembre, senza oneri aggiuntivi, dunque come attività ordinaria; le  nuove norme per le assunzioni da GPS per il 2021/22; le modifiche ai concorsi ordinari; il  concorso specifico per le classi A20, A26, A27, A28, A41.

Le norme previste in alcuni casi violano le stesse prerogative del contratto nazionale, quali, ad esempio, quelle sulla mobilità. Le attività di recupero vengono intese come attività ordinarie da non remunerare, nonostante le scuole si siano attivate per progettare interventi didattici aggiuntivi come previsto nel Piano estate.

Sul reclutamento si fanno interventi estemporanei fuori da una chiara logica ordinaria di programmazione, che tenga conto anche del precariato storico aumentato per scelte politiche scellerate. Sul concorso ordinario si prevede  di vietare un successivo concorso in caso di bocciatura, norma palesemente  illegittima.

Soprattutto non si accenna alle proroghe dell’organico straordinario (cosiddetto Covid, oltre 500 in provincia di Teramo) che ha la scadenza del contratto al termine delle lezioni, nonostante le promesse per trasformarlo in organico di fatto da poter utilizzare per le tante richieste inevase.

Per sostenere queste  rivendicazioni la FLC CGIL, insieme agli altri sindacati, sarà in piazza il 9 giugno.

La FLC CGIL Teramo organizzerà tra il 3 e l’8 giugno degli  attivi territoriali per discutere con le RSU, con i propri iscritti e con la categoria,  le modalità per arrivare ad un forte momento di mobilitazione per cambiare il Decreto Sostegni bis.   

                                                     FLC CGIL TERAMO